Stop ai motori a benzina e diesel dal 2035: la guida completa per automobilisti

Stop ai motori a benzina e diesel dal 2035: la guida completa per automobilisti

Dal 2035, l’Unione Europea ha fissato un obiettivo ambizioso: vietare la vendita di nuove auto a benzina e diesel che emettono CO₂, in favore di veicoli a emissioni zero o molto ridotte. Questa decisione, ormai legge comunitaria, sta generando dubbi, apprensioni ma anche opportunità per gli automobilisti, le aziende auto e l’intero comparto automotive. In questa guida completa vedremo cosa prevede la normativa, quali modelli resteranno ammessi, quali alternative stanno emergendo, i vantaggi e i limiti, e alcune ipotesi concrete su cosa succederà nei prossimi anni.

Che cosa stabilisce la normativa UE

Dal 1° gennaio 2035 non potranno più essere vendute auto nuove con propulsione esclusivamente benzina o diesel che emettono CO₂. Questa misura è parte del Regolamento (UE) 2023/851, che regola gli obiettivi di riduzione delle emissioni per autovetture e veicoli commerciali leggeri. L’obiettivo è ottenere una riduzione del 100% delle emissioni medie di CO₂ per auto nuove entro il 2035. Normative intermedie per il 2025 e 2030 prevedono target di riduzione progressiva, con sanzioni per i costruttori che non li rispettano. Fonte: europarl.europa.eu

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Quali veicoli saranno ammessi dopo il 2035

Nonostante il divieto alla vendita di nuove auto a benzina e diesel, la normativa europea lascia spazio a una serie di tecnologie alternative che rappresentano la chiave di volta nella mobilità del futuro. La transizione non sarà un “blocco totale”, ma una sostituzione graduale del parco circolante, con l’introduzione di soluzioni a basse o nulle emissioni.

Le auto elettriche a batteria (BEV) saranno certamente il fulcro della mobilità post-2035. Si tratta di veicoli alimentati unicamente da energia elettrica immagazzinata in batterie ricaricabili. Questi veicoli non producono emissioni allo scarico, sono silenziosi e offrono un’ottima efficienza energetica. Inoltre, rappresentano la scelta principale per l’accesso a ZTL, parcheggi agevolati e incentivi fiscali, anche nel lungo termine.

Un’altra categoria potenzialmente compatibile con le nuove regole è quella delle ibride plug-in (PHEV). Questi veicoli combinano un motore a combustione con un’unità elettrica dotata di batteria ricaricabile da presa esterna. I modelli più avanzati, con una buona autonomia elettrica (oltre 50-60 km reali), potrebbero essere considerati “quasi a zero emissioni” e rientrare quindi tra le eccezioni tollerate, almeno per un periodo transitorio. Tuttavia, tutto dipenderà dai criteri tecnici di certificazione post-2035, ancora in fase di definizione da parte della Commissione Europea.

Più incerta, invece, è la sorte delle full hybrid e mild hybrid, ovvero quelle auto che utilizzano un sistema elettrico ausiliario, ma senza possibilità di ricarica esterna. Nel caso dei mild hybrid (MHEV), il motore elettrico agisce solo da supporto al termico, senza autonomia in modalità EV. I full hybrid (HEV), come quelli del gruppo Toyota, possono percorrere brevi tratti in elettrico ma restano fortemente dipendenti dal motore a combustione. Se nel 2035 l’asticella normativa resterà alta, questi modelli rischiano di non essere più ammessi come “green option”.

Infine, ci sono i veicoli alimentati da carburanti alternativi. La discussione in sede UE è aperta sull’uso di e-fuel, biocarburanti e idrogeno. Gli e-fuel, ad esempio, sono combustibili sintetici prodotti da CO₂ catturata e idrogeno verde, e potenzialmente neutrali sul piano climatico. Alcuni paesi, come la Germania, stanno spingendo per la loro inclusione nel mix post-2035. Tuttavia, restano da chiarire costi, efficienza e capacità di produzione su larga scala.

 

Differenze tra tipi di ibridi e come stanno cambiando

Nel mondo dell’automotive, la parola “ibrido” può generare molta confusione, soprattutto tra chi si appresta a cambiare veicolo e vuole fare una scelta che duri nel tempo. Comprendere le differenze tra le varie tipologie di ibridi è fondamentale per evitare di investire in una tecnologia destinata a diventare obsoleta nel giro di pochi anni.

Il mild hybrid (MHEV) è la forma più leggera di elettrificazione. In questi veicoli, il motore elettrico non è mai in grado di muovere l’auto da solo. Serve solo per supportare il motore termico in alcune fasi, come l’avviamento, l’accelerazione o il recupero dell’energia in frenata. Non esiste una modalità full electric e la batteria è di dimensioni ridotte. È improbabile che questa soluzione sopravviva al 2035 come alternativa sostenibile, poiché non comporta una reale riduzione delle emissioni su scala urbana.

I full hybrid (HEV), invece, sono in grado di percorrere brevi distanze in modalità elettrica, tipicamente in città o nel traffico a bassa velocità. Il sistema decide automaticamente quando utilizzare il motore elettrico o quello termico, in base alla richiesta di potenza. Esempi noti sono le Toyota Yaris Hybrid o la Honda Jazz e:HEV. Tuttavia, anche in questo caso, l’autonomia elettrica è limitata e la ricarica avviene solo tramite il recupero dell’energia cinetica, rendendoli meno adatti alle future soglie emissive richieste.

I plug-in hybrid (PHEV) rappresentano lo stato più evoluto dell’ibrido. Questi veicoli sono dotati di una batteria che può essere ricaricata tramite una presa elettrica domestica o una colonnina pubblica, e offrono autonomie che in alcuni casi superano i 70-80 km in modalità completamente elettrica. Se utilizzati correttamente, i PHEV possono ridurre le emissioni locali a zero per la maggior parte dei tragitti quotidiani. Tuttavia, il loro impatto ambientale dipende fortemente dal comportamento del conducente: se non si ricarica regolarmente la batteria, il vantaggio si annulla. Sono i candidati più solidi per essere accettati anche dopo il 2035, ma dovranno rispettare requisiti tecnici molto specifici. Fonte: alvolante.it

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Perché gli automobilisti cercano chiarezza su questi temi

L’avvicinarsi della scadenza del 2035 sta generando un’ondata di ricerche online e richieste di chiarimenti da parte di chi possiede già un’auto o sta pensando di comprarne una. I dubbi sono molti, e toccano aspetti economici, pratici e normativi.

Uno dei timori principali riguarda il valore residuo dei veicoli a combustione. Chi oggi compra un’auto a benzina o diesel teme che tra dieci anni, nel momento in cui vorrà rivenderla, questa possa valere molto meno. Il mercato dell’usato potrebbe infatti svalutarsi rapidamente, soprattutto nei grandi centri urbani dove i limiti alle emissioni sono già in fase di rafforzamento.

C’è poi la questione dei costi futuri di gestione. Molti automobilisti si interrogano su quali tasse, divieti o obblighi potrebbero essere introdotti nei prossimi anni. Le ZTL estese, i bolli maggiorati o le assicurazioni più care per veicoli inquinanti sono misure già ipotizzate in diversi paesi europei. Acquistare oggi senza considerare questo scenario può rivelarsi un errore costoso.

Infine, c’è grande incertezza su quale sia la scelta d’acquisto più lungimirante. Meglio comprare un’ibrida full oggi o attendere che l’elettrico diventi più accessibile? I tempi della transizione tecnologica sono rapidi, ma non uniformi in tutto il Paese. Non tutte le aree sono pronte con le infrastrutture di ricarica, e questo crea un forte squilibrio tra città e periferia, tra Nord e Sud.

Quali passi fare adesso

Il modo migliore per affrontare il cambiamento è prepararsi con anticipo, valutando in modo realistico le proprie esigenze e abitudini. Ogni automobilista ha uno stile di guida differente: c’è chi percorre ogni giorno pochi chilometri in città, chi si muove spesso tra regioni, chi usa l’auto solo nei fine settimana. Il primo passo è quindi analizzare il proprio utilizzo quotidiano: tragitti, frequenza, distanze, condizioni stradali.

Successivamente, è fondamentale verificare la disponibilità di punti di ricarica nella propria zona. Le auto elettriche offrono grandi vantaggi, ma se non si ha accesso a una colonnina (o a una presa domestica) l’esperienza d’uso può risultare frustrante. Oggi esistono mappe aggiornate e app che aiutano a capire dove ricaricare in città o in viaggio.

Un altro passo cruciale è informarsi sugli incentivi statali e regionali. Molte regioni italiane offrono bonus aggiuntivi rispetto a quelli nazionali per chi sceglie veicoli elettrici o a basse emissioni. Inoltre, alcuni comuni prevedono agevolazioni fiscali, parcheggi gratuiti o accessi ZTL per i modelli green.

Nel processo di scelta, è consigliabile optare per modelli con emissioni il più possibile contenute, anche se non si vuole passare subito all’elettrico. Scegliere un ibrido efficiente, con consumo medio sotto i 4-5 l/100km, può essere una soluzione di transizione valida.

Infine, ogni acquisto auto dovrebbe considerare la durata dell’investimento. Se pensi di tenere l’auto più di 10 anni, orientati su modelli già compatibili con le normative future. Se invece cambi veicolo ogni 3-5 anni, valuta anche l’impatto sulla rivendita e la facilità di cessione nel mercato dell’usato.

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Scenario normativo e evoluzioni attese

La normativa europea sullo stop ai motori termici non è scritta sulla pietra. L’UE ha già annunciato una revisione programmata entro il 2026, per valutare l’efficacia della misura e l’inclusione di tecnologie alternative. Alcuni paesi, tra cui la Germania, stanno spingendo per includere gli e-fuel come soluzione sostenibile e neutra sul piano delle emissioni. Altri Stati membri chiedono deroghe per le aree rurali, dove l’accesso alle infrastrutture elettriche è più complesso, o per particolari categorie di veicoli (es. ambulanze, trasporto merci pesante).

È possibile che nei prossimi anni si creino delle doppie velocità: una più restrittiva nei centri urbani e una più flessibile nelle aree meno popolate. In ogni caso, il trend è chiaro: la mobilità del futuro sarà sempre più elettrificata, e chi si adeguerà per tempo ne trarrà i maggiori benefici.

Fonte: reuters.com

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